Passività e Aggressività

Come insegnare a un bambino a difendersi nel modo migliore dagli altri bambini bulli.

 

Il bullismo è un atto di aggressione, consapevole e volontario, perpetrato in maniera persistente e organizzata da uno o più individui nei confronti di uno o più persone. E’ un abuso di potere, premeditato ed opportunistico, diretto contro uno o più individui incapaci di difendersi a causa di una differenza di status o di potere. Il bullo si guarda intorno, compie piccoli atti aggressivi, coinvolge il gruppo, deumanizza la vittima e sviluppa condotte antisociali. D’altro canto la vittima è ignara e si mostra isolata, non sa gestire la situazione e mostra imbarazzo, subisce sperando che finisca presto, perde autostima e si colpevolizza, si isola ulteriormente e da vita a vari comportamenti disfunzionali.
In generale quando si parla di aggressività, passività, vittimismo, colpevolizzare un’altra persona, nessuno di noi si riconosce in questi aggettivi.

Il rischio di vittimizzazione molto spesso è lo sfogo del malessere della persona passiva. Quando vi è una reazione, è di solito aggressiva e difficilmente controllabile e spesso viene diretta verso un altro passivo, colpevolizzandolo e mortificandolo. Per evitare questo, è importante esprimere i propri stati emotivi, anche se questi sono negativi, cosicché l’altro sappia che anche noi abbiamo dei bisogni. Infatti la tendenza delle persone passive è quella di annullare i propri bisogni per l’altra persona. La persona passiva cerca delle soluzioni che lo portino a breve termine in uno stato di benessere immediato. Le conseguenze socio – emotive nel breve e lungo periodo per chi è vittima del bullismo sono una diminuzione dell’autostima, senso di colpa e vergogna, senso di completa impotenza, isolamento sociale, stati depressivi e ansiosi, disturbi del sonno e dell’appetito e disturbi somatici. Le conseguenze scolastiche sono riscontrabili nel peggioramento del rendimento, difficoltà di concentrazione, fuga da scuola e possibile abbandono.

L’aggressivo deve mantenere il proprio valore svalutando gli altri. L’aggressione permette di liberarsi dall’ansia dovuta alla frustrazione, mal volentieri tollerata dalla persona aggressiva. Una delle vie maggiormente utilizzate, è escludere i bisogni degli altri. Anche se non siamo delle persone aggressive, capita in alcune situazioni in cui ci sentiamo vulnerabili, di reagire in maniera aggressiva, ovvero abbiamo avuto l’intuizione di non essere valido e adeguato in quella particolare situazione e per difenderci da queste lacune mettiamo in atto comportamenti aggressivi. Se ci sentissimo realmente superiori e autonomi rispetto agli altri, non continueremo a calpestare l’altro perché non lo vedremmo come una minaccia. Le conseguenze del socio – emotive del bullo nel breve e lungo periodo sono abuso di sostanze, disturbi dell’umore, problemi con la giustizia, possibile sviluppo del disturbo antisociale di personalità, alto tasso di incidenti, deficit nelle abilità di lettura, scrittura e calcolo con possibile fallimento scolastico.

Il piano di intervento psicoterapeutico cognitivo – comportamentale prevede interventi individuali sul bullo e sulla vittima, sui genitori e in ambito scolastico con strategie preventive e d’intervento sulla crisi. Partendo dall’assunto che è più importante risolvere il problema del bullismo che punire i colpevoli, il gruppo classe è aiutato a riflettere sul fatto che tutti sono responsabili per l’atto di bullismo e viene invitato, nel suo complesso, a cercare possibili soluzioni al problema. In questo modo si toglie al bullo l’appoggio del gruppo. Senza accusare né il bullo né il gruppo classe, si aiuta a riflettere sulle conseguenze emotive subite dalla vittima di bullismo, al fine di favorire l’emergere di sensi di colpa o rimorso, piuttosto che di rabbia e umiliazione per la punizione subita e parallelamente favorire l’empatia con la vittima.

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