Alzheimer

Con la crescita della popolazione anziana e l’aumento dell’età delle persone la prevalenza delle demenze cresce esponenzialmente. Tuttavia con i progressi della società moderna le condizioni di vita degli anziani sono notevolmente migliorate. Innanzitutto è necessario classificare le varie tipologie di demenze indicando quelle cosiddette primarie o neurodegenerative, corticali come nel caso dell’Alzheimer e demenze secondarie causate da fattori “esterni” abuso di sostanze, infezioni, psichiatriche.

I Sintomi e come evolve il morbo di Alzheimer

L’Alzheimer è la demenza più comune nei paesi occidentale, infatti tra le molteplici demenze classificate la metà sono di tipo Alzheimer, e il rischio di contrarre la malattia aumenta con l’età. L’inizio è insidioso e graduale e il decorso è generalmente lento e progressivo.

Il deficit cognitivo iniziale si caratterizza nella perdita della memoria, dapprima per i fatti recenti, ad esempio il paziente non ricorda la denominazione degli oggetti e delle persone, i numeri di telefono, cosa ha mangiato a pranzo o cosa ha fatto durante la mattina; successivamente il disturbo si estende ai fatti più remoti e, in genere, i ricordi della gioventù sono quelli più tardivi a scomparire.

Il paziente diviene ripetitivo, tende a perdersi in ambienti nuovi, dimentica gli impegni e può essere disorientato nel tempo.  Infatti ai disturbi della memoria, in una fase intermedia della malattia, segue quasi costantemente il disorientamento temporale: perdita della cognizione del tempo, per cui il soggetto non conosce la data, la stagione, il giorno della settimana e, dopo un periodo più o meno lungo di tempo, anche quello spaziale ossia la perdita della cognizione dei luoghi.

Il paziente diviene incapace di apprendere nuove informazioni, spesso si perde, anche in ambienti a lui familiari. Con l’avanzare della malattia, anche la memoria per eventi lontani è invariabilmente persa e il malato è incapace persino di riconoscere i propri familiari.

Nelle fasi avanzate della malattia, il soggetto è incapace di svolgere qualsiasi attività della vita quotidiana. La memoria a breve e lungo termine è totalmente persa e il malato può divenire mutacico e acinetico.

Obiettivi dell’assistenza e il supporto alle famiglie

Per affrontare il complesso problema dell’assistenza alle persone affette da demenza, è necessario fornire al malato e ai suoi familiari una risposta concreta e funzionale, proponendo interventi riabilitativi complementari e sinergici rispetto ai farmaci, mirati ai vari aspetti cognitivo, funzionale, comportamentale e affettivo.

Pertanto gli obiettivi di assistenza e supporto alle famiglie sono:

  • aumentare le conoscenze della malattia e il grado di autoconsapevolezza dei vissuti emotivi (là dove possibile) legati alla condizione del proprio familiare;
  • verbalizzare e riconoscere l’eventuale disagio emotivo legato al ruolo assistenziale e gestire lo stress affettivo e relazionale;
  • aumentare la solidità emotiva e sostegno esterno per affrontare gli impegni gravosi e le tensioni emotive connesse con il compito assistenziale;
  • quando il caregiver non riesce a sostenere il peso dell’assistenza, diventa necessario contenere le risposte emotive e comportamentali disadattive, con la mediazione e l’attivazione di una rete di assistenza domiciliare e/o residenziale.
  • ridurre il carico soggettivo e i sentimenti di responsabilità e di colpa del familiare: ossia l’insieme di reazioni psicologiche negative, derivanti dalla scelta di eventuali ricoveri e ospedalizzazioni del paziente;
  • aiutare i caregiver e i familiari a modificare e rendere la relazione con il paziente più funzionale e adattiva.

Alzheimer: il ruolo dello psicologo

Nelle fasi iniziali della malattia esistono terapie farmacologiche per il contenimento dei sintomi che insieme alle terapie relazionali e psicologiche hanno l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dell’individuo e il mantenimento delle funzioni cognitive.

Tra le principali tecniche di trattamento riabilitativo e di intervento terapeutico ricordiamo la Terapia di Orientamento alla Realtà e il Training Cognitivo, per il trattamento generalizzato del deficit spaziale e temporale, e il mantenimento delle funzioni cognitive residue nell’apprendimento e nelle capacità attentive.

Per i caregiver e i familiari della persona affetta dal morbo di Alzheimer, il ruolo dello psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, prevede interventi psicoeducazionali gruppali e individuali per i caregivers, con un approccio bio-psico-sociale ai disturbi del comportamento acquisiti dal paziente. In tal senso viene aiutata la famiglia a promuovere l’esposizione del paziente ad un ambiente ricco di stimoli, combinando attività fisica, apprendimento e rapporti sociali, per favorire cambiamenti strutturali e funzionali nella neurogenesi della malattia. Queste attività rappresentano una fonte di esperienze in grado di rendere più efficaci e flessibili i paradigmi usati dal cervello per eseguire un compito. Il programma di aiuto ai caregiver non cambia purtroppo il decorso della malattia del paziente, ma aiutano i familiari e i caregiver ad assumere un senso di controllo e di padronanza nei confronti della situazione, a comprendere come modificare la relazione con il paziente riducendo gli effetti negativi dello stress e dei comportamenti maladattivi. Infatti, i disturbi comportamentali incidono gravemente sulla qualità di vita dei pazienti e dei familiari, rappresentando per i primi la più frequente causa di istituzionalizzazione e per i secondi la più comune causa di burn-out.

alzheimer

Aloysius “Alois” Alzheimer (Marktbreit, 14 giugno 1864 – Breslavia, 19 dicembre 1915). Psichiatra e neuropatologo tedesco. Collega di Emil Kraepelin, Alzheimer fu il primo a descrivere un caso di “demenza senile”, malattia successivamente definita da Kraepelin morbo di Alzheimer.

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